L’Equalizzatore

Buongiorno a Tutti e benvenuti alla nuova rubrica “Le pillole di Docet”. Qui potrete trovare una serie di Tip and Tricks, utili per destreggiarvi nel mondo dell’informatica musicale.

Oggi parleremo di un processore fondamentale, che i tecnici del suono devono saper padroneggiare: l’Equalizzatore.

Fig1

Con questo strumento di lavoro, potremo attenuare una frequenza fastidiosa, aumentare la fascia delle basse frequenze di una cassa, attenuare la così detta “zona fangosa” che tutti temiamo o dare ad una voce un po’ d’aria sulle alte.
Esistono in commercio una quantità sconfinata di modelli sia hardware che software e nessuno di essi è uguale all’altro. Tendo a pensare che con gli equalizzatori si possano svolgere due lavori distinti; a seconda del tipo scelto, potremo ottenere risultati “chirurgici”, destinati alla pulizia del suono e al mantenimento inalterato del timbro complessivo, oppure “colorati”, utilizzati soprattutto per arricchire i nostri suoni, donandogli un sapore più accattivante. Da qui nascono due approcci operativi diversi, finalizzati a correggere o contestualizzare un suono all’interno di un brano.

Fig2

Come potete notare dalle figure 1 e 2, l’equalizzatore è composto da quattro filtri (in alcuni casi anche di più) che modificano la qualità tonale e la risposta in frequenza di un suono.
Per comprendere meglio il suo utilizzo, descriverò brevemente le varie sezioni.

Fig3

Filtri Shelving

Fig4

Filtro Shelf per le basse Fr, impostato per enfatizzare di 9 dB dai 120 Hz a scendere

Filtro Shelf per le alte Fr, impostato per attenuare di 9 dB dai 5 KHz a salire

Questa tipologia di filtri viene utilizzata per avere un controllo sugli estremi dello spettro delle frequenze udibili (vedi figura 4) e sono dotati di 2 controlli standard. Generalmente vengono utilizzati per enfatizzare o attenuare in modo morbido e trasparente le basse o le alte frequenze. Ad esempio, se si vuole rendere più “frizzanti” gli over head di una batteria, si può utilizzare un filtro shelf per le alte, impostato intorno agli 8000 Hz, fornendo un guadagno di qualche dB. Il tipo di intervento non snaturerà il timbro originale ma al tempo stesso donerà un aspetto più nitido ai piatti.

Paramentri principali

Vediamo ora i parametri principali:

  1. Potenziometro per la scelta della frequenza di intervento. (Calcolata nel punto in cui la curva di guadagno decade di 3dB rispetto al valore massimo) Questo parametro permette di impostare un valore di frequenza dove potremo decidere di far intervenire i valori di gain (positivi o negativi) da quella frequenza fino al limite udibile di 20Hz o 20000Hz, a seconda che si tratti di un Shelf per le basse o per le alte frequenze.
  1. Guadagno (gain): Applica una amplificazione o una attenuazione alla banda del segnale superiore o inferiore alla frequenza di intervento.

Fig5

Filtri parametrici

Fig6

Filtro parametrico con campanatura larga (sono coinvolte più frequenze)

Filtro parametrico con campanatura stretta (sono coinvolte meno frequenze)

Questa tipologia di filtri viene utilizzata per avere un controllo su una porzione di spettro delimitata e sono dotati di tre controlli standard:

  1. Potenziometro per la scelta della frequenza di centro. È la frequenza alla quale si ha il guadagno massimo (o minimo) sulla campana.
  2. Guadagno (gain). Agisce sull’ampiezza delle frequenze coinvolte all’interno della campana che può essere sia positiva (amplificazione) che negativa (attenuazione).
  3. Fattore di merito Q (Campanatura) È un parametro che misura l’ampiezza della campana cioè l’ampiezza della banda di frequenze che vengono amplificate (o attenuate). La larghezza relativa di banda è misurata a 3dB al di sotto del picco.

Fig7

Grazie a questo filtro, potremo compiere delle vere e proprie incisioni al nostro suono. Ad esempio, se vogliamo attenuare una componente indesiderata, basterà ricercare le frequenze che compongono questo disturbo e successivamente con una campanatura stretta e un gain in negativo, andremo a smorzare questo problema, il tutto senza influenzare il resto della timbrica.

Filtri passa alto e passa basso (Hi cut e Low cut)

Questi filtri sono i più semplici dal punto di vista costruttivo e di utilizzo. Vengono detti filtri sottrattivi perché possono solamente attenuare le frequenze coinvolte.

Fig8

Nella figura 8, potrete osservare il grafico di come si comporta un filtro passa basso. I parametri su cui si può agire sono: la scelta della frequenza di taglio (cut off frequency) e la pendenza (slope). Da notare che in corrispondenza della frequenza di taglio, il filtro avrà già applicato un’attenuazione di -3 dB, questo per sopperire in parte, alle problematiche della distorsione armonica e della rotazione di fase indotta.

In ambito analogico le pendenze sono di quattro ordini:

  • I   ORDINE – 6db/oct
  • II  ORDINE – 12db/oct
  • III ORDINE – 18db/oct
  • IV ORDINE – 24db/oct

In digitale, le pendenze possono essere decisamente più incisive arrivando anche a valori di -96dB su ottava. In generale questi filtri vengono usati agli estremi di banda per eliminare frequenze indesiderate.

Bene, per oggi è tutto, la volta prossima, vi spiegherò alcuni trucchi e metodologie da applicare durante l’equalizzazione di un suono.

A presto e buon lavoro!

Simone Lampedone