Approccio all’equalizzazione

Buongiorno a Tutti e ben tornati alla nostra rubrica. La volta scorsa vi ho descritto com’è composto un equalizzatore. Oggi desidero rimanere sullo stesso tema, cercando di fornirvi alcune regole base da adottare durante la lavorazione timbrica di un suono.

 

Ormai sappiamo che un equalizzatore è composto da un insieme di filtri, dedicati alla modifica della risposta in frequenza di un suono.

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  • Un buon metodo per approcciarsi all’equalizzatore è quello di tagliare le frequenze indesiderate piuttosto che enfatizzare quelle che desideriamo. Il risultato sarà di ottenere un suono più naturale senza aggiungere un ulteriore gain oltre a quello dato dal pre-amplificatore della scheda audio o del mixer. Ovviamente questo tipo di tecnica non è sempre perseguibile ma in alcune circostanze, può rivelarsi decisamente efficace.

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Altra cosa da tenere a mente è che l’equalizzatore non può fare miracoli! Il suo utilizzo generalmente serve a migliorare una registrazione qualitativamente buona, se così non fosse è preferibile ripetere il take magari cambiando il posizionamento del microfono e ricontrollando i livelli di registrazione.

Visto che l’orecchio umano ha una percezione uditiva migliore nel range delle frequenze medio-alte, bisognerebbe evitare di enfatizzare troppo questa regione altrimenti il mix potrebbe risultare troppo stridente (effetto radio o telefono) arrivando addirittura ad infastidire l’ascoltatore.

Fig3

Quando si riprende una voce con un microfono dedicato, bisogna tenere in considerazione che generalmente la risposta in frequenza sarà accentuata nella zona delle frequenze medio alte. Di conseguenza, applicando una lieve enfasi alle basse e alle alte frequenze, potremo compensare questa caratteristica, donando al suono una pasta più rotonda e al contempo frizzante.

E’ importante però ricordare che ogni voce ha caratteristiche differenti e quindi bisogna adattare queste impostazioni di massima alle varie situazioni. Ad esempio, una voce femminile particolarmente “leggera” a livello timbrico, potrebbe avere bisogno di un guadagno più sostenuto sulle basse e sui medi, mentre una voce di un tenore, necessita generalmente di un taglio sulle basse ed un’enfasi sulle medio alte e alte frequenze.

Riassumendo, le frequenze importanti da tenere in considerazione per la voce sono: 3000 Hz circa, per quanto riguarda la zona dell’intelligibilità (un guadagno di un paio di dB conferisce maggiore comprensione).

Dai 7000Hz ai 10000Hz per la zona della brillantezza (attenzione a non esagerare con il gain, per evitare un eccesso di sibilanti). Dai 400Hz ai 600Hz circa, troveremo la zona della “scatola”, ovvero la parte di voce che risuona sotto il palato molle. Questa componente se è in eccesso, rende la voce “inscatolata”, come se steste parlando dentro un bicchiere o un contenitore simile.

In questo caso e bene attenuare queste frequenze di 2 o 3 dB.

Fig4

Un altro concetto da tenere a mente è che “tutto quello che reca disturbo, bisogna metterlo in primo piano”. Mi spiego meglio…spesso accade di trovarsi nella situazione in cui è necessario attenuare delle componenti di un suono che risultano fastidiose.

La cosa complessa è quella di individuare le giuste frequenze sulle quali agire. Con la tecnica dello Sweep, il tutto risulta molto semplice, vediamo come: Attivate un filtro parametrico con campionatura stretta, sul gain date un’enfasi pari a 8-10 dB, a questo punto agite sul potenziometro relativo alla scelta delle frequenze di centro in maniera tale da muovervi lentamente lungo tutto il nostro range udibile (20Hz – 20000Hz).
In questo modo, enfatizzerete piccole porzioni di frequenza a partire dalle basse, arrivando progressivamente alle alte. Sicuramente, ad un certo punto, andrete ad enfatizzare anche la zona “fastidiosa” di cui parlavamo prima.

Bene, in quel momento non dovrete fare altro che fermarvi, aumentare leggermente la dimensione della campana e agire sul gain in negativo, andando a sottrarre n. dB e il gioco è fatto! Naturalmente questa tecnica è valida anche per mettere in evidenza delle caratteristiche positive di un suono, in questo caso però una volta individuata la porzione di frequenza interessata, agiremo sul gain in positivo.

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Per concludere, posso dirvi che in generale, gli interventi che vengo fatti ai suoni per modificare la loro risposta in frequenza al fine di contestualizzarli all’interno di un mix complesso, dovrebbero essere nell’ordine di circa + o – 4 dB. Se sentiamo la necessità di agire maggiormente sul timbro, molto probabilmente avremo commesso degli errori in fase di ripresa microfonica. Il mio consiglio è quello di evitare di agire pesantemente con i filtri ma quando è possibile, ripetere la registrazione.

Spero di esservi stato utile, non mi resta che salutarvi e darvi appuntamento alla prossima Pillola!

Simone Lampedone